Grazie alle centinaia e centinaia di persone, che hanno pensato bene di trascorrere le feste con un Dottore dentro casa. Lockdown o clausura, è comunque stata questa roba qui responsabile dello sdoppiamento di Paolo Pesce Nanna nel dottor Pesce, trasformazione di un attore comico con la passione del pallone, due biglietti per Cuba in tasca e tanti spettacoli già fissati al rientro, in uno specialista di sopravvivenza dispensatore di consigli di natura e composizione variabili, cioè di volta in volta scientifici, fantasiosi, basati su una saggezza antica, conditi di sberleffo romano, utili, improponibili, assurdi, più che vagamente demenziali. Ma non solo. Accanto ai consigli, a un certo punto il dottor Pesce, sempre grazie al lockdown o clausura, prese a divulgare iniziative sociali e di solidarietà, a dar voce ad artisti rimasti come Paolo Pesce Nanna senza palcoscenici pure loro, a raccontare la sua vita, il suo amore per Marena, i problemi della mamma che ogni tanto rischiava di dimenticarsi i broccoli sul fuoco, il dilemma del Terzo Millennio stasera bevo vino o tisana. Niente che non toccasse tutti noi, che non ci coinvolgesse fin nell’intimo. A rendere ancora più forte l’impatto emotivo, il modo in cui il dottor Pesce si presentava nelle nostre case: arruffato e in vestaglia, che era arruffata pure lei. Uno di noi, un fratello di sangue.
Susanna Schimperna
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